Saes Getters, c’è anche il made in Italy nel progetto nucleare di Draghi- Corriere.it

2023-02-22 17:07:29 By : Mr. George Zheng

Dalla tecnologia per creare il vuoto nei tubi catodici delle tv Philco alla fusione nucleare, lungo un percorso di 70 anni. E questo, con il supporto continuo dell’innovazione, «senza saremmo falliti». È così che Massimo Della Porta ha traghettato la sua Saes Getters — con i suoi 82 anni di storia — in uno dei cantieri più tech, che incrociano materie prime, approvvigionamento di energia e geopolitica. L’azienda di Lainate, Nord di Milano, dalla sede del gruppo — dove lavorano oltre 40 ricercatori nella divisione R&D, affiancati da altrettanti che seguono lo sviluppo nelle fabbriche — ha appena vinto una commessa nell’ambito del progetto Iter per realizzare un reattore a fusione nucleare di tipo sperimentale per creare le condizioni di vuoto che ospiteranno la fusione nucleare di matrice europea. Al progetto ha fatto riferimento nei giorni scorsi anche il premier Mario Draghi parlando alla Camera, annunciando che il consorzio Eurofusion prevede l’entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione tra il 2025 e il 2028, grazie ai fondi Euratom, pari a oltre 500 milioni . «La sfida sarà replicarli in tutta Europa», dice l’imprenditore.

Massimo Della Porta «Il cantiere è una sfida estrema perché poi dovrà tradursi in industria. Forniremo al centro sperimentale in Francia le nostre pompe Neg pe r creare il vuoto. Con una combinazione di zirconio, vanadio e ferro sono in grado di creare le condizioni per replicare quanto avviene nel sole, generando energia pulita. Anche se ci vorrà molto tempo prima che la fusione diventi industria, è adesso che l’Europa e in particolare l’Italia, deve impostare la politica energetica del futuro per non ripetere gli errori del passato che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Anche perché il rischio geopolitico è destinato a durare ed è variegato. Non c’è solo la Russia con il tema degli approvvigionamenti di gas. Intere aree, come il Medio Oriente sono instabili e un Paese saggio deve delineare una politica energetica indipendente».

Della Porta, 61 anni, è un ingegnere, come lo era il padre, e la Saes Getters che guida come presidente è una sorta di centro di ricerche applicate. A Lainate lavorano un centinaio di persone nel centro ricerche e sviluppo. Da qui nascono le idee che poi diventano il business della Saes Getters, circa 180 milioni di ricavi nel 2021 (contro i precedenti 168,7) recuperando i livelli pre pandemia. Un fatturato che si traduce in circa il 20% di ebitda, secondo i conti che verranno approvati oggi. Il 98% delle vendite è raccolto a livello planetario (il 70% è in dollari) attraverso 2.500 clienti («ma il 50 per cento degli addetti è italiano»), il 2% delle vendite viene dall’Italia: «I nostri venditori sono un po’ degli scienziati». La Società apparecchi elettrici scientifici (Saes) è nata per iniziativa del nonno di Massimo Della Porta, Luigi, che la rilevò con Andrea Canale. Ma è stato il padre Paolo, che era uno scienziato (suo fratello Giuseppe è stato tra i fondatori dell’Istituto europeo di 0ncologia), a farne un’industria.

Terza generazione degli imprenditori che hanno fondato l’azienda a Firenze nel 1940, Della Porta le «sfide estreme» le conosce. E non solo nella partecipazione attraverso il consorzio Rfx (con Enea, il Cnr, l’Università di Padova e le Acciaierie Venete) al progetto Iter che costruirà appunto l’impianto di ricerca a Cadarache nel Sud della Francia. «Questa commessa per Saes Getters è stata qualificante perché rappresenta una carta in più per aggiudicarci le migliore gare d’appalto per la revisione degli impianti nucleari. Già, perché per compiere il cammino verso la transizione ecologica non basterà aumentare la produzione di energia rinnovabile. Visto che la domanda continuerà a crescere, anche con la spinta che verrà anche dalla conversione all’elettrico nell’automotive prevista entro il 2035. Bisognerà per forza passare attraverso il forte potenziamento degli impianti nucleari attuali. Una direzione invitabile dopo la decisione di Germania e Belgio costretti dalla guerra a non spegnere le loro centrali», dice Della Porta che l’anno scorso ha chiuso due investimenti chiave: ha comprato la padovana Strumenti Scientifici Cinel che secondo Saes Getters rafforza la posizione competitiva nei componenti per il vuoto, e poi la totalità del capitale di Saes Real Vacuum.

I big tra i clienti

Se dai televisori è arrivata alla fusione nucleare, l’azienda quotata al segmento Star, lo deve ai getter, dispositivi metallici che creano il vuoto e assorbono i gas. Nel 1957 depositò il brevetto di questi dispositivi per i tubi catodici per i modelli, prima in bianco e nero e poi a colori. Il primo ordine era appunto arrivato dalla Philco. Per i successivi 60 anni l’azienda ha fatto funzionare le tv di tutto il mondo. Oggi Saes Getters raccoglie la metà dei suoi ricavi nei dispositivi medici. Un terzo degli stent mondali porta il marchio Saes Getters che serve anche i grandi clienti nel medicale, da Cr Bard, Boston Scientific e Ge a Philips. In mezzo all’attuale fase di crescita, molte rivoluzioni e cambiamenti di rotta. «Più volte ci siamo trovati nelle condizioni di dover scegliere se fallire o reinvestire», dice Della Porta.

Il primo punto di rottura per la Saes Getters è arrivato nel 2003, quando l’evoluzione della tecnologia mise la parola fine al vecchio tubo catodico. «L’avvento dei cristalli liquidi aveva spazzato via in poco tempo circa 100 milioni di ricavi dell’azienda, racconta l’imprenditore —. Ma attraverso la costante attività di ricerca siamo riusciti a sviluppare dispensatori di mercurio per le tv Lcd, poi per quelle al plasma: dalle lampade, ai tubi a raggi x, ai sensori infrarossi, ai laser». Ma un nuovo scossone sul mercato era imminente. L’aveva innescato la Samsung che aveva iniziato a produrre lampadine a led, destinate a sostituire quelle fluorescenti per gli schermi. «Il settore era morto. Rischiavamo di sparire. Abbiamo scelto di comprare tre aziende negli Usa nel medicale», dice l’imprenditore. I settori di business sono quelli delle leghe metalliche a memoria di forma con applicazioni nei telefoni cellulari ma anche nel biomedicale e nel packaging sostenibile.

Nuove frontiere, ricerca costante che esige investimenti anche superiori al 10% dei ricavi. Ma non è un modello di crescita sfidante con un rischio elevato? «Il principio è che noi lavoriamo in nicchie di mercato che ci rendono esclusivi e nei quali abbiamo una posizione dominante, risponde l’imprenditore —. La difficoltà è individuarle». Ora Saers Getters cerca aziende da comprare — nel campo della chimica e in quello del packaging —, forte di una liquidità di circa 70 milioni, frutto della cessione per 355 milioni di dollari dell’attività americana di purificazione per i gas destinati al mercato dei semiconduttori, che ha segnato un’altra svolta del gruppo. Il futuro dell’azienda di famiglia guarda alla quarta generazione. I figli dell’imprenditore sono da poco arrivati in azienda. Lorenzo si occupa del packaging, Ginevra lavora all’innovazione.

di Paolo Manazza e Luca Zuccala

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