La vostra prossima vacanza? In un paradiso terrestre situato cento miglia a Sud di Mahè, alle Seychelles. A venti minuti di volo (con un jet privato da 20 posti) dalla capitale Victoria, aprirà entro il 2023 il primo hotel eco sostenibile di questo quadrante dell’Oceano Indiano . Il resort green di Platte Island che Waldorf Astoria intende far diventare il modello di sviluppo più vicino all’impatto zero finora realizzato (con un investimento da 100 milioni di dollari) dal gruppo Hilton. C’è già ci scommette che avrà sei stelle questo hotel di lusso sorto dove un tempo c’era una piantagione di cocco, in un’isola così remota da essere rimasta a lungo intatta (anche perché disabitata) e non danneggiata dalla pesca intensiva o dal passaggio di navi commerciali. Pianeta 2030 ha potuto scoprine in anteprima i progetti di tutela ambientale intervistando Elias Pertoft, 39 anni, ex istruttore di diving e manager svedese che da vent’anni vive ai Tropici, da pochi mesi general manager di Platte Island.
Ville distanti dalla spiaggia e sensori spegni luci per non disturbare le testuggini. Trattamento delle acque reflue con filtri simili a quelli usati dalla Nasa. Orti biologici e vertical farm. Energia dal fotovoltaico. «Impatto zero», promette Waldorf Astoria: lo verificheranno biologi e ricercatori presenti stabilmente sull’isola
Perché il nuovo Waldorf Astoria che inaugurerete presto può essere considerato il più avanzato esempio di eco-resort? «Perché abbiano fatto di tutto per non danneggiare la natura e, anzi, contribuire alla salvaguardia di un eco sistema unico nel suo genere. Sarà un resort totalmente eco sostenibile. Ma parliamo anzitutto di che cosa c’è a Platte Island: una colonia di tartarughe imbricate (Hawksbill turtles) di oltre 700 esemplari che ogni anno nidificano sulle sue spiagge; una ‘nursery’ di squali nella grande laguna creata da una vastissima barriera corallina, dove nascono e crescono un centinaio di squali l’anno; numerose specie di uccelli migratori che nidificano tra palme e mangrovie».
Una tartaruga imbricata nelle acque di Platte Island (foto Island Conserv. Society)
Come potete essere certi che la presenza di turisti non disturberà la fauna locale? «Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili: le ville sorgono ad almeno 50 metri dalla spiaggia, hanno un sistema di raccolta delle acque reflue che poi vengono depurate dai nostri impianti con filtri speciali (ndr. si tratta di apparecchiature simili a quelle usate nello spazio dalla Nasa) e utilizzate per irrigare i nostri orti biologici e le vertical farm che forniscono la maggior parte delle materie prime vegetali necessarie al resort. Useremo i prodotti derivati dal cocco ovunque possibile: dalla cucina alle spa. E poi eviteremo l’inquinamento luminoso grazie all’uso intelligente di sensori e lampade a led che si spengono o si abbassano per non disturbare gli animali». (continua a leggere dopo i link )
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Nella fase progettuale vi siete affidati a consulenti specializzati in biologia marina? «Si ma in realtà biologi e ricercatori sono e saranno una presenza stabile nel resort: abbiamo 4 studiosi della associazione no profit Island Conservation Society e ospiteremo almeno una decina di studenti borsisti l’anno, volontari che contribuiranno agli studi su Platte Island, perché ancora si sa poco della sua fantastica popolazione terrestre e marina. Sappiamo però che le tartarughe che arrivano per nidificare, dopo la posa delle uova seguono la luce, la luminosità dell’oceano, per tornare a mare: per questo faremo grande attenzione a non creare fonti luminose che possano disorientarle . Infine c’è il grande reef con la laguna protetta che ha un diametro di 14 chilometri: qui mi è capitato di fare paddling in mezzo a venti e più tartarughe che non si spaventano perché non conoscono l’uomo come minaccia, ho pagaiato nell’area di riproduzione degli squali pinna bianca e degli squali grigi ; c’è anche il raro lemon shark , Negaprion brevirostris , le cui femmine partoriscono in media da 4 a 17 piccoli».
Quali sono i principali progetti naturalistici che ospiterete a Platte ? Sarete voi a finanziarli? «In primo luogo vogliamo realizzare una conta degli squali, e delle tartarughe – sia le Hawksbill , che qui nidificano tra novembre e marzo, sia le verdi – e degli uccelli migratori. E ci sono anche le Humpback whales , le megattere, che passano al largo del reef di Platte tra agosto e novembre . Insomma, vorremmo lanciare un primo censimento di tutte le specie presenti in laguna, nei mari circostanti e sull’isola».
Elisa Pertoft in volo, durante uno dei suoi viaggi di lavoro in Oriente
L’attenzione alle Hawksbill turtle è fondamentale perché si tratta di una specie minacciata a causa della perdita dell’habitat di nidificazione e della distruzione delle barriere coralline a causa dello sviluppo costiero, dell’innalzamento dei mari dell’inquinamento. A Platte trovano l’ambiente migliore per riprodursi… «Sì, questa zona di mare è l’unica al mondo – insieme alle Chagos Islands, 500 chilometri a Sud delle Maldive – dove le tartarughe imbricate nidificano alla luce del giorno anziché di notte. Tornando ai nostri progetti di conservazione, probabilmente ospiteremo una nursery per i coralli per studiare gli effetti del surriscaldamento globale sul grande reef . E sì, pagheremo noi le spese. Come già facciamo all’Hilton Northolme Resort & Spa di Beau Vallon e al Labriz Resort & Spa di Silhoutte, sosterremo la Marine Conservation Society (leggi qui l’intervista al naturalista direttore di Mcs Christopher Mason Parker) e altre ong ambientaliste con fondi consistenti (ndr. il governo di Mahe non finanzia le ong che si prendono cura dell’ambiente). E siamo pronti ad ospitare i loro volontari, gli studenti sia seychellesi sia stranieri che verranno sull’isola per contribuire alla ricerca scientifica . Infine avremo nel nostro staff alberghiero un biologo marino residente che terrà conferenze e fare lezione ad adulti e bambini, nel ‘conservation centre’ che si trova sul lato occidentale dell’isola, nella parte del resort dove c’è anche il diving e dove abbiamo sistemato le ville più piccole (quelle da 4-5 stanze sono ad Est)».
Un hotel con 50 ville da una a cinque stanze e circa 200 persone di staff non è esattamente una struttura a impatto zero: come contate di rendere nulla la vostra carbon footprint sull’isola? «In realtà il Waldorf Astoria Platte Island nasce con le più moderne tecnologie utilizzabili per ridurre l’impatto ambientale: dai materiali da costruzione ai cibi serviti, tuto è studiato per minimizzare il rischio di danneggiare la natura circostante. Abbiamo anche sanato alcuni errori del passato legati allo sfruttamento agricolo dell’isola : qui abbiamo trovato una pista di atterraggio che taglia in due la superficie dell’isola (un chilometro per 500 metri) creata trent’anni fa dai proprietari della piantagione di cocco; ne faremo una striscia circondata da prati e giardini compatibili con il transito degli aerei, ripiantando su tutta l’isola le specie tipiche della vegetazione originale. E abbiamo installato fin dall’inizio un desalinizzatore (con grandi cisterne per lo stoccaggio ben nascoste nel verde) e un impianto di depurazione delle acque reflue. In una mia precedente esperienza ai Caraibi avevo potuto constatare come Richard Branson avesse ricostruito la natura originaria di Necker Island (nelle Isole Vergini Britanniche) grazie all’acqua desalinizzata: il 70% di questa andava alle piante e agli orti e solo il 30 al suo resort. E’ una lezione che seguiremo. Tutti i consumi di energia sono coperti dalla produzione elettrica dell’impianto fotovoltaico del resort capace di una potenza totale di 2 Mega Watt di picco ; anche se abbiamo comunque un generatore per i back up di emergenza».
Lei è arrivato alle Seychelles ad agosto 2022, dopo due decenni di esperienza tra Thailandia, Indonesia, Centro America, Australia Figi, Caraibi: che impressione ha delle isole? Davvero molte hanno una natura incontaminata? «Sì credo sia così, per la mia esperienza di questi mesi trovo che siano un paradiso della biodiversità. Sono molto felice, è stato un sogno arrivare a Platte e sarà fantastico poter condividere con i nostri ospiti l’esperienza di immersione totale nella natura al suo top. Ho lavorato in un luogo simile, un Paese che come le Seychelles ha vincolato a aree protette e parchi marini gran parte del proprio territorio, quando ero in Belize e lavoravo con Francis Ford Coppola, in uno dei suoi resort. Sono certo che a Platte arriveranno molti viaggiatori reduci da un safari in Africa, magari in Botswana, non è lontano, in cerca di mare e relax ma anche di bellezza: a loro offriremo il nostro Blue Safari, un programma di scoperta di tutte le particolarità di questo eco sistema».
Un fermo immagine del film «Le Monde Du Silence» girato dall’oceanografo Jaques Cousteau negli Anni 50 nelle ’outer islands’ delle Seychelles
Platte Islands sarà forse il più lussuoso resort delle Seychelles, con prezzi che partiranno da 2 mila dollari a notte: come sostiene il ministero del Turismo di Victoria, porterà tanti soldi nelle tasche del governo locale, in tasse. Ma non si tratta solo di soldi, giusto? Avrete altre forme di collaborazione con le autorità locali? «Sì certo, come a Silhouette, dove Andre Borg ha creato la Fitir Academy per formare giovani seychellesi alle più varie professioni del turismo, noi di Platte attiveremo collaborazioni con l’Università delle Seychelles e altri istituti, con la Accademia Seychellese del Turismo e con le scuole . Il nostro ristorante Glass House sarà di fatto una piccola fattoria biodinamica con colture tra i tavoli e orti verticali . Vorremmo fare in modo di aiutare i giovani delle isole a trovare lavoro e specializzarsi. E poi il nostro Blue Safari farà conoscere ancora meglio ai turisti l’unicità ambientale di Platte Island, con gite tra gli squali, le mante, le razze e le tartarughe marine. Per i subacquei c’è un mondo da scoprire: pensate che appena fuori dal reef di Platte la profondità scende improvvisamente a mille metri. Possiamo dire che, 77 anni dopo le prime esplorazioni di Jaques Cousteau in questa area dell’Oceano Indiano (ndr. l’esploratore oceanico francese girò un documentario nelle isole esterne dell’arcipelago nel 1956), saremo probabilmente in grado di avviare una nuova grande campagna di censimento delle meraviglie di questo eco sistema».